Adoro i film di Mel Brooks, lo trovo geniale soprattutto nelle sue parodie di film famosi. "Frankenstein Junior", "Robin Hood, un uomo in calzamaglia", "Mezzogiorno e mezzo di fuoco", etc. tutti film veramente divertenti, perché rileggono in chiave comica l'originale. La parodia (ovviamente se ben fatta) funziona, ed ha il suo effetto dirompente soprattutto se chi la vede conosce molto bene l'originale.Mel Brooks in questo genere è sempre stato un grande, proprio perché ha unito le sue capacità di creare situazioni grottesche alla scelta dei soggetti, molto conosciuti (i vari "Frankenstein", "Robin Hood, il principe dei ladri", "Mezzogiorno di fuoco", etc.).
Avevo poco più di dieci anni quando (nel momento boom della moda dei video musicali) scoprii la parodia di "Beat it" di Michael Jackson (un pezzo che sta sul disco dei record "Thriller"), un video veramente forte, intitolato "Eat it" (che vuol dire 'mangialo', l'originale "Beat it" significa 'scappa/ dattela a gambe') la cui musica era identica all'originale, mentre il testo e il video erano assolutamente caricaturali (una canzone che parla di duri, di bulli da strada, trasformata in una che parla di pietanze di tutti i tipi...). Weird Al Yankovic era il creatore di questa cosa geniale!
Anni dopo il buon Michael Jackson si è beccato un'altra bella parodia, sempre dal medesimo autore, la sua "Bad" è diventata anch'essa gastronomica: "Fat" (di nuovo dai cattivi ai golosi...) e poi ne sono seguite tante altre, da quella di "Like a virgin" di Madonna, divenuta "Like a surgeon" ad "American idiot" dei Green day, trasformata in "Canadian Idiot". Sono tutte belle, tutte da vedere e sentire!
La più bella parodia di Yankovic però, secondo me, è "Bob", il remake di "Subterranean homesick blues" di Bob Dylan (con il video famoso in cui l'artista mostra i cartelli scritti). Questa parodia è composta tutta di frasi palindrome (cioè che possono essere lette partendo dall'inizio alla fine e viceversa, rimanendo identiche), leggibilissime grazie ai cartelli.
Ultimamente mi sono soffermato a pensare su quanto Jimi Hendrix sia presente in un sacco di personaggi del mondo della musica. Non ho le allucinazioni, mi riferisco al modo di vestire, alla pettinatura, all'atteggiamento di moltissimi artisti sia del passato che attuali.
Senza sconfinare nel jazz (Miles Davis dopo aver conosciuto Jimi ha buttato via i vestiti eleganti e le cravatte per abiti meno classici e molto più colorati, per non parlare delle acconciature....), basta dare un'occhiata al "look" di un po' di protagonisti della musica pop venuti dopo di lui, per cogliere quanto sia visibile nella loro immagine l'ispirazione Hendrixiana.
Far parte di un "movimento" (questo non solo nella nella musica), significa anche identificarsi in un canone, in un modello, in qualcuno/qualcosa. Nel Rock dei "seventies" erano tutti capelloni, nei drammatici (musicalmente parlando) anni '80 andavano tutti in giro con pettinature e spalline improponibili e successivamente abbiamo visto un sacco di altri fenomeni, come il look "hip hop", il metallaro, etc. Il rock e il pop sono anche immagine e identificazione con alcuni modelli. Jimi è, proprio in virtù di questo discorso, rappresentativo anche in quanto modello di immagine.


1960, l'anno della Dolce Vita felliniana, l'anno dell'uscita sul mercato del Cornetto Algida, l'anno dell'elezione di J. F. Kennedy alla presidenza degli Stati Uniti... insomma il 2010 è un anno in cui si festeggia il cinquantesimo anniversario di un sacco di eventi.
s sono uno di quei fenomeni del Rock in cui l'immagine ha avuto tanta importanza quanto l'aspetto musicale. Le loro maschere, o meglio il loro face painting, e i loro costumi hanno fatto epoca, con un seguito di pubblico grandissimo (una vera e propria Kiss mania esplosa, con tanto di merchandising