Adoro i film di Mel Brooks, lo trovo geniale soprattutto nelle sue parodie di film famosi. "Frankenstein Junior", "Robin Hood, un uomo in calzamaglia", "Mezzogiorno e mezzo di fuoco", etc. tutti film veramente divertenti, perché rileggono in chiave comica l'originale. La parodia (ovviamente se ben fatta) funziona, ed ha il suo effetto dirompente soprattutto se chi la vede conosce molto bene l'originale.
Mel Brooks in questo genere è sempre stato un grande, proprio perché ha unito le sue capacità di creare situazioni grottesche alla scelta dei soggetti, molto conosciuti (i vari "Frankenstein", "Robin Hood, il principe dei ladri", "Mezzogiorno di fuoco", etc.).
Avevo poco più di dieci anni quando (nel momento boom della moda dei video musicali) scoprii la parodia di "Beat it" di Michael Jackson (un pezzo che sta sul disco dei record "Thriller"), un video veramente forte, intitolato "Eat it" (che vuol dire 'mangialo', l'originale "Beat it" significa 'scappa/ dattela a gambe') la cui musica era identica all'originale, mentre il testo e il video erano assolutamente caricaturali (una canzone che parla di duri, di bulli da strada, trasformata in una che parla di pietanze di tutti i tipi...). Weird Al Yankovic era il creatore di questa cosa geniale!
Anni dopo il buon Michael Jackson si è beccato un'altra bella parodia, sempre dal medesimo autore, la sua "Bad" è diventata anch'essa gastronomica: "Fat" (di nuovo dai cattivi ai golosi...) e poi ne sono seguite tante altre, da quella di "Like a virgin" di Madonna, divenuta "Like a surgeon" ad "American idiot" dei Green day, trasformata in "Canadian Idiot". Sono tutte belle, tutte da vedere e sentire!
La più bella parodia di Yankovic però, secondo me, è "Bob", il remake di "Subterranean homesick blues" di Bob Dylan (con il video famoso in cui l'artista mostra i cartelli scritti). Questa parodia è composta tutta di frasi palindrome (cioè che possono essere lette partendo dall'inizio alla fine e viceversa, rimanendo identiche), leggibilissime grazie ai cartelli.
lunedì 13 dicembre 2010
venerdì 29 ottobre 2010
Santana tra passato e futuro
"Guitar Heaven", il nuovo lavoro di Carlos Santana, è una di quelle cose senza tempo, buone per tutte le stagioni; un disco che celebra il passato e guarda al futuro. Il grande musicista messicano ci riporta indietro nel tempo, sia per i brani prescelti (veri e propri classici, dagli anni 60 agli anni 90), sia perché ci sono duetti con mostri sacri (Ray Manzarek dei Doors... Joe Cocker...) che, come il grande Carlos, di quel glorioso passato hanno scritto pagine importanti. Il futuro sta nella formula già collaudata a partire dal disco "Supernatural", dove il Santana musicista ispirato diviene anche mecenate, scopritore di nuovi talenti e musicisti non troppo noti al grande pubblico, che in questo lavoro si alternano a personaggi più famosi (i già citati Manzarek, Joe Cocker e anche gente come Chris Cornell).
Tra il passato e il futuro c'è il presente, c'è la voglia di suonare di un grande interprete, che si diverte ancora a strapazzare la sei corde e a deliziarci, stavolta rileggendo brani di altri artisti (Doors, Hendrix, Beatles, Stones, Cream, etc.). Una scelta di canzoni importanti, per questo "paradiso della chitarra", brani che in pochi hanno il coraggio di reinterpretare: dai più lenti e di atmosfera come la hendrixiana "Little Wing" o "While my guitar gently weeps" dei Beatles, ai più hard rock come il classico dei classici "Smoke on the water" dei Deep Purple o "Whole lotta love" dei Led Zeppelin o ancora "Back in black" degli AC / DC.
La formula 100% cover ricorda un po' altre produzioni analoghe, concepite sicuramente anche con un occhio al mercato (mi tornano alla mente, tra i tanti dischi di cover, "Through the looking glass" dei Toto, che ha due brani in comune con quest'ultima produzione di Santana e "Inspiration" di Malmsteen); in ogni caso questo per me è un CD che merita di essere ascoltato.
Questa è "Sunshine of your love" dei Cream, con la voce di Rob Thomas.
Tra il passato e il futuro c'è il presente, c'è la voglia di suonare di un grande interprete, che si diverte ancora a strapazzare la sei corde e a deliziarci, stavolta rileggendo brani di altri artisti (Doors, Hendrix, Beatles, Stones, Cream, etc.). Una scelta di canzoni importanti, per questo "paradiso della chitarra", brani che in pochi hanno il coraggio di reinterpretare: dai più lenti e di atmosfera come la hendrixiana "Little Wing" o "While my guitar gently weeps" dei Beatles, ai più hard rock come il classico dei classici "Smoke on the water" dei Deep Purple o "Whole lotta love" dei Led Zeppelin o ancora "Back in black" degli AC / DC.
La formula 100% cover ricorda un po' altre produzioni analoghe, concepite sicuramente anche con un occhio al mercato (mi tornano alla mente, tra i tanti dischi di cover, "Through the looking glass" dei Toto, che ha due brani in comune con quest'ultima produzione di Santana e "Inspiration" di Malmsteen); in ogni caso questo per me è un CD che merita di essere ascoltato.
Questa è "Sunshine of your love" dei Cream, con la voce di Rob Thomas.
venerdì 8 ottobre 2010
70 anni fa nasceva John Lennon
Il 9 ottobre del 1940 nasceva a Liverpool John Lennon (John Winston Lennon). Oggi, 9 ottobre 2010, avrebbe compiuto 70 anni. Purtroppo la sua vita è finita a soli 40, interrotta bruscamente dal gesto di un folle assassino, l'8 dicembre del 1980 a New York.
Credo che John sia stato uno dei personaggi più significativi del XX secolo, come storico membro del gruppo musicale che più di tutti ha lasciato il segno nella cultura popolare, come musicista, poeta, artista e uomo di cultura; un eroe della classe operaia (un "Working class hero", come quello della sua canzone), un uomo che esprimeva le sue idee, che aveva cose da dire, e con la sua arte le diceva in modo sublime.
Chissà che settantenne sarebbe stato oggi il povero John e chissà quanta arte ci avrebbe ancora regalato.
Mi piace ricordarlo con una canzone dolcissima, scritta per il suo secondo figlio Sean (nato dall'unione con Yoko Ono): "Beautiful Boy". In questa canzone, che è un autentico discorso rivolto a suo figlio, c'è un grandissimo insegnamento sul senso della vita: "life is what happens to you while you're busy making other plans" (la vita è quello che ti accade mentre stai facendo altri progetti).
Credo che John sia stato uno dei personaggi più significativi del XX secolo, come storico membro del gruppo musicale che più di tutti ha lasciato il segno nella cultura popolare, come musicista, poeta, artista e uomo di cultura; un eroe della classe operaia (un "Working class hero", come quello della sua canzone), un uomo che esprimeva le sue idee, che aveva cose da dire, e con la sua arte le diceva in modo sublime.
Chissà che settantenne sarebbe stato oggi il povero John e chissà quanta arte ci avrebbe ancora regalato.
Mi piace ricordarlo con una canzone dolcissima, scritta per il suo secondo figlio Sean (nato dall'unione con Yoko Ono): "Beautiful Boy". In questa canzone, che è un autentico discorso rivolto a suo figlio, c'è un grandissimo insegnamento sul senso della vita: "life is what happens to you while you're busy making other plans" (la vita è quello che ti accade mentre stai facendo altri progetti).
lunedì 20 settembre 2010
Jimi Hendrix e la sua eredità
Ultimamente mi sono soffermato a pensare su quanto Jimi Hendrix sia presente in un sacco di personaggi del mondo della musica. Non ho le allucinazioni, mi riferisco al modo di vestire, alla pettinatura, all'atteggiamento di moltissimi artisti sia del passato che attuali.
Senza sconfinare nel jazz (Miles Davis dopo aver conosciuto Jimi ha buttato via i vestiti eleganti e le cravatte per abiti meno classici e molto più colorati, per non parlare delle acconciature....), basta dare un'occhiata al "look" di un po' di protagonisti della musica pop venuti dopo di lui, per cogliere quanto sia visibile nella loro immagine l'ispirazione Hendrixiana.
Far parte di un "movimento" (questo non solo nella nella musica), significa anche identificarsi in un canone, in un modello, in qualcuno/qualcosa. Nel Rock dei "seventies" erano tutti capelloni, nei drammatici (musicalmente parlando) anni '80 andavano tutti in giro con pettinature e spalline improponibili e successivamente abbiamo visto un sacco di altri fenomeni, come il look "hip hop", il metallaro, etc. Il rock e il pop sono anche immagine e identificazione con alcuni modelli. Jimi è, proprio in virtù di questo discorso, rappresentativo anche in quanto modello di immagine.
(da sinistra nella foto: Philip Lynott dei Thin Lizzy, Prince, Lenny Kravitz, Ben Harper, Max Gazzè)
Parlare di Jimi musicalmente non è facile come parlare del suo look, e si rischia di unirsi al coro nel dire che lui è una pietra miliare, come i Beatles, come Elvis, come pochi altri, e che dopo di lui la musica non è stata più la stessa. Tantissimi artisti (Freddie Mercury solo per citarne uno) sono cresciuti musicalmente ascoltando Hendrix, i chitarristi, anche suoi contemporanei (come Pete Townsend, Eric Clapton, Jeff Beck, etc.), non sarebbero stati gli stessi senza la sua musica e dopo la sua morte, decine di personaggi hanno cercato di conquistarsi l'appellativo di suo erede. Frank Marino, ad esempio, un chitarrista veramente forte, dopo un brutto incidente ha cominciato a dire che era la sua reincarnazione (un musicista dotato, ispirato, bravo dal vivo, però la botta in testa l'aveva presa...).
Il modo di suonare la chitarra di Jimi è ancora oggi come le statue dell'Isola di Pasqua, tutti sanno dov'è, tutti lo possono studiare, ma c'è qualcosa di grandioso e di inafferrabile che ancora oggi non si può comprendere e forse non si comprenderà mai. La sua musica suona attuale, fresca e spontanea (quello che la musica di oggi non è più). I suoi live sono disarmanti, perché si sente il ritmo, il feeling, l'istinto che gli fa graffiare le note con l'aggressività di un predatore. E allora se ispirarsi al suo look è facile, lo è molto meno raccoglierne l'eredità musicale. Questa è "Voodoo Chile (Slight Return)" tratta da una trasmissione UK del 1969.
(da sinistra nella foto: Philip Lynott dei Thin Lizzy, Prince, Lenny Kravitz, Ben Harper, Max Gazzè)
Parlare di Jimi musicalmente non è facile come parlare del suo look, e si rischia di unirsi al coro nel dire che lui è una pietra miliare, come i Beatles, come Elvis, come pochi altri, e che dopo di lui la musica non è stata più la stessa. Tantissimi artisti (Freddie Mercury solo per citarne uno) sono cresciuti musicalmente ascoltando Hendrix, i chitarristi, anche suoi contemporanei (come Pete Townsend, Eric Clapton, Jeff Beck, etc.), non sarebbero stati gli stessi senza la sua musica e dopo la sua morte, decine di personaggi hanno cercato di conquistarsi l'appellativo di suo erede. Frank Marino, ad esempio, un chitarrista veramente forte, dopo un brutto incidente ha cominciato a dire che era la sua reincarnazione (un musicista dotato, ispirato, bravo dal vivo, però la botta in testa l'aveva presa...).
Il modo di suonare la chitarra di Jimi è ancora oggi come le statue dell'Isola di Pasqua, tutti sanno dov'è, tutti lo possono studiare, ma c'è qualcosa di grandioso e di inafferrabile che ancora oggi non si può comprendere e forse non si comprenderà mai. La sua musica suona attuale, fresca e spontanea (quello che la musica di oggi non è più). I suoi live sono disarmanti, perché si sente il ritmo, il feeling, l'istinto che gli fa graffiare le note con l'aggressività di un predatore. E allora se ispirarsi al suo look è facile, lo è molto meno raccoglierne l'eredità musicale. Questa è "Voodoo Chile (Slight Return)" tratta da una trasmissione UK del 1969.
mercoledì 28 luglio 2010
Liberarsi di un grande successo (David Bowie)
Rita Hayworth, la bellissima attrice degli anni '40 diventata un mito nel film "Gilda", Sean Connery il memorabile primo James Bond e Christopher Reeve, il più celebre superman cinematografico, sono tre esempi di artisti imprigionati nei personaggi che li hanno portati al grande successo.
Dopo il film omonimo la Hayworth è diventata Gilda per tutto il mondo e non è mai riuscita a liberarsi del tutto di questo ruolo, Connery ha fatto moltissime altre cose ma rimane per tutti James Bond e il povero Reeve ha fatto forse qualche altro film ma sarà sempre ricordato per essere stato Superman.
I grandi successi a volte rischiano di intrappolare gli artisti e di limitarne le evoluzioni successive.
David Bowie è diventato la leggenda vivente che è oggi, perché ha avuto la forza di sopprimere il suo più grande successo, il personaggio di Ziggy Stardust, protagonista del concept album "The raise and the fall of Ziggy Stardust and the spiders from Mars" (1972).
Ziggy Stardust, l'alter ego di Bowie nel disco e negli innumerevoli show dei primi anni '70, è una giovane rockstar di successo e fragile, un personaggio esplosivo e problematico allo stesso tempo (un po' come il suo creatore).
La saga di Ziggy e della sua band è raccontata in questo splendido album pseudo-fantascentifico (un po' sulla scia del grande successo di Space Oddity, di qualche anno prima), che è una carrellata di grandi successi, costruiti in diverse salse musicali: le ballate come "Starman", il rock n' roll di "Ziggy Stardust" o "Suffragette City" e l'atmosfera glam di pezzi come "Moonage Daydream".
Un successo assoluto, decine di show sold out... fino all'ultimo, del 1973, in cui Bowie annuncia la definitiva morte di Ziggy per andare coraggiosamente avanti.
Ziggy è morto, nel 1973, ma questo disco rimane nella storia. Un album assolutamente da ascoltare, il frutto dell'estro di un grande artista.
L'edizione rimasterizzata in CD contiene alcune bonus tracks, incisioni non inserite nel disco tra le quali spiccano altri brani grandiosi come "Velvet Goldmine" (da cui l'omonimo film) e "John I'm Only Dancing".
Ecco un filmato live, dove si vede Bowie alias Ziggy nella splendida "Starman". Guardate questa specie di rockettaro, un po' punk, un po' hippie, un po' extraterrestre, che crea atmosfere magiche con la sua musica.
Dopo il film omonimo la Hayworth è diventata Gilda per tutto il mondo e non è mai riuscita a liberarsi del tutto di questo ruolo, Connery ha fatto moltissime altre cose ma rimane per tutti James Bond e il povero Reeve ha fatto forse qualche altro film ma sarà sempre ricordato per essere stato Superman.
I grandi successi a volte rischiano di intrappolare gli artisti e di limitarne le evoluzioni successive.
David Bowie è diventato la leggenda vivente che è oggi, perché ha avuto la forza di sopprimere il suo più grande successo, il personaggio di Ziggy Stardust, protagonista del concept album "The raise and the fall of Ziggy Stardust and the spiders from Mars" (1972).
Ziggy Stardust, l'alter ego di Bowie nel disco e negli innumerevoli show dei primi anni '70, è una giovane rockstar di successo e fragile, un personaggio esplosivo e problematico allo stesso tempo (un po' come il suo creatore).
La saga di Ziggy e della sua band è raccontata in questo splendido album pseudo-fantascentifico (un po' sulla scia del grande successo di Space Oddity, di qualche anno prima), che è una carrellata di grandi successi, costruiti in diverse salse musicali: le ballate come "Starman", il rock n' roll di "Ziggy Stardust" o "Suffragette City" e l'atmosfera glam di pezzi come "Moonage Daydream".
Un successo assoluto, decine di show sold out... fino all'ultimo, del 1973, in cui Bowie annuncia la definitiva morte di Ziggy per andare coraggiosamente avanti.
Ziggy è morto, nel 1973, ma questo disco rimane nella storia. Un album assolutamente da ascoltare, il frutto dell'estro di un grande artista.
L'edizione rimasterizzata in CD contiene alcune bonus tracks, incisioni non inserite nel disco tra le quali spiccano altri brani grandiosi come "Velvet Goldmine" (da cui l'omonimo film) e "John I'm Only Dancing".
Ecco un filmato live, dove si vede Bowie alias Ziggy nella splendida "Starman". Guardate questa specie di rockettaro, un po' punk, un po' hippie, un po' extraterrestre, che crea atmosfere magiche con la sua musica.
giovedì 10 giugno 2010
Oltre ogni etichetta... (Supertramp)
Eccoci a un altro gruppo fuori dagli schemi! Chi riesce a piazzare i Supertramp in un genere musicale? I gruppi (o interpreti) eccezionali, i fuoriclasse, hanno qualcosa in comune: di solito si fa fatica a catalogarli (come già detto per i Pink Floyd) in un genere musicale.
Siccome però c'è la necessità (per i giornalisti, per i critici, etc.) di appiccicargliele le etichette dei generi, di solito gliene vengono affibiate 3 o 4...
Non troverete alcuna recensione riguardante I Supertramp che non parli di Pop / Rock, con forti influenze jazz, blues, etc. ... come se si potesse catturare l'arte in questi perimetri.
I Supertramp, sono Supertramp e basta! Un gruppo che nasce negli anni '70 (tanto per cambiare) e sforna alcuni album bellissimi tutti con un indelebile impronta stilistica che è frutto, principalmente, del lavoro di due grandi musicisti che rispondono ai nomi di Rick Davies (cantante, pianista, tastierista e armonicista) e Roger Hodgson (anche lui voce, chitarre e tastiere).
"Breakfast in America", "Dreamer", "Give a little bit"... successi (anche commercialmente) planetari, brani musicalmente immensi come "School", "Crime of the century", "Cannonball" (vibranti, pieni di tensione... che musica ragazzi...) e poi le canzoni più intime come "Downstream".
Nel 2002 ho avuto la fortuna di vederli dal vivo (anche se orfani di Roger Hodgson), e devo dire che è uno dei concerti che ricorderò di più nella mia vita (anche perché ero in compagnia del mio carissimo amico Gianluca, l'uomo dalle mille voci).
Sono fissato per i dischi dal vivo, e dei Supertramp (quelli ancora con Rick e Roger nella lineup) non si può non ascoltare "Paris" (1980), album che si apre con una splendida versione di "School".
Mi fermo qui, anche se ci sarebbe da scrivere la Treccani su un gruppo come loro, ma voglio essere sintetico su questo blog!
Questa è "Rudy" live, con il bellissimo filmato raffigurante il "train to nowhere" di cui si parla nella canzone.
Siccome però c'è la necessità (per i giornalisti, per i critici, etc.) di appiccicargliele le etichette dei generi, di solito gliene vengono affibiate 3 o 4...
Non troverete alcuna recensione riguardante I Supertramp che non parli di Pop / Rock, con forti influenze jazz, blues, etc. ... come se si potesse catturare l'arte in questi perimetri.
I Supertramp, sono Supertramp e basta! Un gruppo che nasce negli anni '70 (tanto per cambiare) e sforna alcuni album bellissimi tutti con un indelebile impronta stilistica che è frutto, principalmente, del lavoro di due grandi musicisti che rispondono ai nomi di Rick Davies (cantante, pianista, tastierista e armonicista) e Roger Hodgson (anche lui voce, chitarre e tastiere).
"Breakfast in America", "Dreamer", "Give a little bit"... successi (anche commercialmente) planetari, brani musicalmente immensi come "School", "Crime of the century", "Cannonball" (vibranti, pieni di tensione... che musica ragazzi...) e poi le canzoni più intime come "Downstream".
Nel 2002 ho avuto la fortuna di vederli dal vivo (anche se orfani di Roger Hodgson), e devo dire che è uno dei concerti che ricorderò di più nella mia vita (anche perché ero in compagnia del mio carissimo amico Gianluca, l'uomo dalle mille voci).
Sono fissato per i dischi dal vivo, e dei Supertramp (quelli ancora con Rick e Roger nella lineup) non si può non ascoltare "Paris" (1980), album che si apre con una splendida versione di "School".
Mi fermo qui, anche se ci sarebbe da scrivere la Treccani su un gruppo come loro, ma voglio essere sintetico su questo blog!
Questa è "Rudy" live, con il bellissimo filmato raffigurante il "train to nowhere" di cui si parla nella canzone.
giovedì 13 maggio 2010
Buon compleanno grande Stevie!
Ho già parlato di lui, e chissà quanto ancora ne parlerò. Oggi mi limito a dire che il 13 maggio del 1950 è nato uno dei più grandi musicisti del panorama mondiale: Stevie Wonder.
Buon sessantesimo compleanno e grazie per tutte le emozioni che ci hai sempre regalato. Non potevo non inserire questo suo brano del 1980: "Happy Birthday" (da "Hotter than July").
Buon sessantesimo compleanno e grazie per tutte le emozioni che ci hai sempre regalato. Non potevo non inserire questo suo brano del 1980: "Happy Birthday" (da "Hotter than July").
lunedì 10 maggio 2010
Auguri Mr. Hewson, i 50 anni di Bono Vox
1960, l'anno della Dolce Vita felliniana, l'anno dell'uscita sul mercato del Cornetto Algida, l'anno dell'elezione di J. F. Kennedy alla presidenza degli Stati Uniti... insomma il 2010 è un anno in cui si festeggia il cinquantesimo anniversario di un sacco di eventi.
Il 10 maggio del 1960, a Dublino, nasceva un certo Paul David Hewson, un musicista che avrebbe fortemente condizionato il panorama della musica pop e rock degli anni a venire. Oggi, 10 maggio 2010, si celebra quindi un evento importante: il cinquantesimo compleanno di uno dei personaggi più significativi ed influenti dell'ultimo scorcio del 20° secolo, e non solo per il valore della produzione musicale realizzata fino ad oggi con i suoi U2.
Tanti auguri Mr. Hewson, buon compleanno Bono Vox.
Il 10 maggio del 1960, a Dublino, nasceva un certo Paul David Hewson, un musicista che avrebbe fortemente condizionato il panorama della musica pop e rock degli anni a venire. Oggi, 10 maggio 2010, si celebra quindi un evento importante: il cinquantesimo compleanno di uno dei personaggi più significativi ed influenti dell'ultimo scorcio del 20° secolo, e non solo per il valore della produzione musicale realizzata fino ad oggi con i suoi U2.
Tanti auguri Mr. Hewson, buon compleanno Bono Vox.
lunedì 26 aprile 2010
Ritorna l'esilio dei Rolling Stones
Tra i dischi dei Rolling Stones "Exile on main street" (1972) è famoso per essere stato registrato durante l'auto-imposto "esilio" del gruppo (per sfuggire al fisco britannico si erano trasferiti, per un periodo, nella villa affittata in Francia dal chitarrista Keith Richards). In realtà questo doppio album contiene anche brani registrati in contesti diversi, ma ovviamente la parte del leone la fanno le session svolte nel corso dell'esilio francese.
Il disco è composto da 18 tracce di sano Rock, fortemente contaminate di blues, R&B e gospel. Un LP che è un ritorno alle origini, a quella musica nera alla quale gli Stones hanno sempre dimostrato di essere molto legati (tra i brani c'è anche "Stop breaking down" di Robert Johnson, uno dei padri del blues). Altro aspetto particolare da evidenziare in questo lavoro, è la presenza di numerosi musicisti, sia britannici che americani; questo si sente molto negli arrangiamenti, nei quali spesso gli strumenti della band sono affiancati da sezioni fiati, organi e cori.
"Exile" è sicuramente uno dei capolavori dei Rolling Stones: un disco trascinante, ruvido e trasgressivo (provate a leggere qualcuno dei testi tipo "Rip this joint"), anche se non contiene successi che spiccano come "Satisfaction" o "Brown Sugar".
E' superfluo dire che questo album è già nella storia e oggi (a metà maggio) ritorna, non solo rimasterizzato ma con l'aggiunta di una decina di inediti ripescati tra le registrazioni in possesso di Mick Jagger & Co.
Questa è "Plundered my soul" uno dei dieci inediti, che già infuria in tutte le radio e sul web... e se il buon giorno si vede dal mattino, qui c'è ancora tanta grande musica da ascoltare!
Il disco è composto da 18 tracce di sano Rock, fortemente contaminate di blues, R&B e gospel. Un LP che è un ritorno alle origini, a quella musica nera alla quale gli Stones hanno sempre dimostrato di essere molto legati (tra i brani c'è anche "Stop breaking down" di Robert Johnson, uno dei padri del blues). Altro aspetto particolare da evidenziare in questo lavoro, è la presenza di numerosi musicisti, sia britannici che americani; questo si sente molto negli arrangiamenti, nei quali spesso gli strumenti della band sono affiancati da sezioni fiati, organi e cori.
"Exile" è sicuramente uno dei capolavori dei Rolling Stones: un disco trascinante, ruvido e trasgressivo (provate a leggere qualcuno dei testi tipo "Rip this joint"), anche se non contiene successi che spiccano come "Satisfaction" o "Brown Sugar".
E' superfluo dire che questo album è già nella storia e oggi (a metà maggio) ritorna, non solo rimasterizzato ma con l'aggiunta di una decina di inediti ripescati tra le registrazioni in possesso di Mick Jagger & Co.
Questa è "Plundered my soul" uno dei dieci inediti, che già infuria in tutte le radio e sul web... e se il buon giorno si vede dal mattino, qui c'è ancora tanta grande musica da ascoltare!
lunedì 22 marzo 2010
A volte uno torna a vedere la TV - Dalla e De Gregori
La TV per me è il migliore dei sonniferi, la uso per dormire, da anni, perché trasmettono un sacco di cose inutili, brutte e sensa senso, oppure programmi di servizio come i TG, le previsioni del tempo o ancora trasmissioni di sottofondo che ti fanno compagnia, come i documentari, che guardi con un occhio mentre con l'altro fai altre cose.
Stasera ho acceso la TV e ho visto qualcosa di bello, non ho cambiato canale neanche durante la pubblicità. Su RAI2 hanno trasmesso un bel concerto di Lucio Dalla e Francesco De Gregori, il duo che da un po' ha ricominciato a fare concerti insieme, 30 anni dopo il tour del 1978 che ha poi originato il sensazionale disco "Banana Republic".
Ho visto due artisti che non suonano per fare le star, non ne hanno bisogno, sembrano due seduti in salotto che cantano per gli amici, due che ridono, sbagliano anche qualche nota mentre rileggono, reinterpretano i loro successi e non hanno paura di emozionarsi mentre emozionano il pubblico.
Lucio al piano e Francesco alla chitarra ci hanno fatto riascoltare vecchi e nuovi arrangiamenti di "Rimmel", "Tutta la vita", "Viva l'Italia", "Caruso", etc. che dire? Varrà la pena andarli a vedere in concerto, visto che ci sarà un tour e chissà, questo tour ci farà ricordare che in Italia negli anni '60 e '70 abbiamo avuto una generazione di artisti, una scuola di cantautori che forse non ha eguali in nessun altra parte del globo.
Per una sera dico grazie alla TV, oltre che a quei due...
Stasera ho acceso la TV e ho visto qualcosa di bello, non ho cambiato canale neanche durante la pubblicità. Su RAI2 hanno trasmesso un bel concerto di Lucio Dalla e Francesco De Gregori, il duo che da un po' ha ricominciato a fare concerti insieme, 30 anni dopo il tour del 1978 che ha poi originato il sensazionale disco "Banana Republic".
Ho visto due artisti che non suonano per fare le star, non ne hanno bisogno, sembrano due seduti in salotto che cantano per gli amici, due che ridono, sbagliano anche qualche nota mentre rileggono, reinterpretano i loro successi e non hanno paura di emozionarsi mentre emozionano il pubblico.
Lucio al piano e Francesco alla chitarra ci hanno fatto riascoltare vecchi e nuovi arrangiamenti di "Rimmel", "Tutta la vita", "Viva l'Italia", "Caruso", etc. che dire? Varrà la pena andarli a vedere in concerto, visto che ci sarà un tour e chissà, questo tour ci farà ricordare che in Italia negli anni '60 e '70 abbiamo avuto una generazione di artisti, una scuola di cantautori che forse non ha eguali in nessun altra parte del globo.
Per una sera dico grazie alla TV, oltre che a quei due...
martedì 9 febbraio 2010
Su la maschera! (Kiss)
I Kiss sono uno di quei fenomeni del Rock in cui l'immagine ha avuto tanta importanza quanto l'aspetto musicale. Le loro maschere, o meglio il loro face painting, e i loro costumi hanno fatto epoca, con un seguito di pubblico grandissimo (una vera e propria Kiss mania esplosa, con tanto di merchandising di ogni genere, a partire dalla seconda metà degli anni 70).
Il demone (Gene Simmons), il figlio delle stelle (Paul Stanley), l'uomo gatto (Peter Criss) e l'uomo dello spazio (Ace Frehley) sono stati la prima versione di un poker di personaggi mascherati (diventati persino un fumetto della Marvel, lo vedete nell'immagine a lato) che ha visto negli anni qualche aggiornamento (la volpe Eric Carr ha sostituito per un periodo l'uomo gatto e il guerriero egizio "Ankh Warrior" Vinnie Vincent, prese il posto dell'uomo dello spazio, anche lui temporaneamente). Da metà anni '80 hanno provato in più di un'occasione a "gettare la maschera", ma la cosa non è stata produttiva. Negli anni 2000 sono ancora in giro per il mondo (attualmente solo con Gene Simmons e Paul Stanley del quartetto originale) con i loro costumi sempre più esagerati!
I loro concerti sono un po' come le rappresentazioni del Rocky Horror Picture Show, con il senso di appartenenza dei fans (compresi quelli mascherati allo stesso modo) e con i rituali che non possono essere disattesi (tipo il demone che sgorga sangue dalla bocca o che sputa fuoco).
Quello che mi piace sottolineare è che al di là dell'aspetto teatrale, dietro un sacco di fumo, c'è anche tanta sostanza. E' vero, i Kiss sono sempre stati un fenomeno da baraccone, ma ascoltate dischi come "Dressed to kill" (1975), "Destroyer" (1976) o anche il celeberrimo "Dynasty" (1979) dove c'è la super conosciuta "I was made for loving you": sono album da sentire a tutto volume, e se uno si scorda dello show e dei costumi e sente la musica, beh c'è tanto sano rock da ascoltare, canzoni con ritmi forti, riff robusti e persino stupende ballate.
I Kiss sono il circo, l'espressione estrema del glam, il cartone animato; ma sono così autenticamente falsi da essere mille volte meglio di tanti falsamente veri che ci sono oggi nella musica pop.
Un grande classico dei Kiss "Sure know something" tratto da "Alive IV", doppio live con la Melbourne Symphony Orchestra... e sono tutti in stile Kiss, ma proprio tutti!
venerdì 1 gennaio 2010
Un grande 2010? Ci vuole ... Poco
Follow your dreams - Poco
There are images around us, in everything we see
Some are real and some are fantasy
To the one who sees his vision, to the child who lives his dreams
You're the one to decide what you're gonna be
(chorus) So give it your best, and don't worry about what some may say
Follow your dreams, it's really all that you can do
Give it your best, and remember that life is what you choose
Follow your dreams, and do what you love to do
There are places you'll remember, and times you may recall
Faces that refresh your memory
May the thoughts that you will picture, help you come to see
That you're the one to decide what you're gonna be
(chorus)
So give it your best, and don't worry about what some may say
Follow your dreams, it's really all that you can do
And give it your best, and remember that life is what you choose
Go on, follow your dreams and do it, follow your dreams and do it
Follow your dreams, and do what you love to do, what you love to do
Per augurare un buon 2010 a tutti ho scelto una bella canzone dei Poco, che si intitola "Segui i tuoi sogni". Questo brano di uno dei gruppi storici del country-rock, parlando nel linguaggio più semplice, ci spinge verso riflessioni molto profonde; soprattutto due per quanto mi riguarda: la prima è che siamo noi che decidiamo di essere quello che saremo, la seconda è che la nostra vita dipende dalle nostre scelte. Non decidere è anch'esso una decisione... e non scegliere è anch'esso una scelta, insomma la vita è in larga parte quello che noi facciamo con le nostre stesse mani.
Quello che auspico è che il 2010 sia l'anno in cui saremo capaci di prendere decisioni e di fare le scelte importanti per la nostra vita.
(questa è "Follow your dreams", non so chi sia questo bellissimo bambino, ma mi è piaciuto così tanto che ho scelto questo video, non potevo trovare di meglio per l'inizio di un nuovo anno).
There are images around us, in everything we see
Some are real and some are fantasy
To the one who sees his vision, to the child who lives his dreams
You're the one to decide what you're gonna be
(chorus) So give it your best, and don't worry about what some may say
Follow your dreams, it's really all that you can do
Give it your best, and remember that life is what you choose
Follow your dreams, and do what you love to do
There are places you'll remember, and times you may recall
Faces that refresh your memory
May the thoughts that you will picture, help you come to see
That you're the one to decide what you're gonna be
(chorus)
So give it your best, and don't worry about what some may say
Follow your dreams, it's really all that you can do
And give it your best, and remember that life is what you choose
Go on, follow your dreams and do it, follow your dreams and do it
Follow your dreams, and do what you love to do, what you love to do
Per augurare un buon 2010 a tutti ho scelto una bella canzone dei Poco, che si intitola "Segui i tuoi sogni". Questo brano di uno dei gruppi storici del country-rock, parlando nel linguaggio più semplice, ci spinge verso riflessioni molto profonde; soprattutto due per quanto mi riguarda: la prima è che siamo noi che decidiamo di essere quello che saremo, la seconda è che la nostra vita dipende dalle nostre scelte. Non decidere è anch'esso una decisione... e non scegliere è anch'esso una scelta, insomma la vita è in larga parte quello che noi facciamo con le nostre stesse mani.
Quello che auspico è che il 2010 sia l'anno in cui saremo capaci di prendere decisioni e di fare le scelte importanti per la nostra vita.
(questa è "Follow your dreams", non so chi sia questo bellissimo bambino, ma mi è piaciuto così tanto che ho scelto questo video, non potevo trovare di meglio per l'inizio di un nuovo anno).
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