martedì 28 ottobre 2008

La Motown, e la sua anima musicale, i Funk Brothers

Ogni volta che vedo "Sister Act" rido a crepapelle quando il coro delle suore, diretto magistralmente da Suor Claretta (Woopy Goldberg), intona "My god", che è il rifacimento di "My guy", un classico della musica nera degli anni '60, una canzone che ha il marchio di fabbrica della casa editrice Motown (andate qui se volete un po' di storia).
La Motown non è solo una label discografica, ma è sempre stata (almeno fino agli anni '80) un modo di fare musica (musica "nera" nel 99% dei casi), con un sound veramente peculiare.

Mi sono sempre chiesto da dove nascesse questo sound particolare e riconoscibile (noto appunto come "Motown sound"), con le sue le sue linee di basso, i suoi arrangiamenti ricchi, le sue ritmiche funk... fino a che sono venuto a conoscenza dei Funk Brothers, una piccola comunità di musicisti (che faceva perno su alcuni personaggi chiave, tipo il bassista James Jamerson), che ha arrangiato e suonato tantissimi successi pubblicati da questa etichetta, caratterizzandone fortemente lo stile.
I Funk Brothers sono uno degli esempi di gente che sa arrangiare e suonare musica, con cuore, passione e competenza, ma che rimane nell'ombra, un po' come i tanti turnisti sconosciuti che suonano nei dischi delle star. Per la loro capacità di caratterizzare la musica, mi ricordano la sezione fiati dei Tower Of Power, che oltre alla produzione di questa band, ha suonato in decine di dischi di vari artisti famosi (Santana, Elton John, America, John Lee Hooker...).

Torniamo alla Motown, e agli artisti della "scuderia", che sono veramente tantissimi (Stevie Wonder, Marvin Gaye, The Jackson 5, The Commodores, Smokey Robinson, solo per citarne alcuni). Il mio consiglio, per sentire il Motown Sound in azione, è di pescare qualche raccolta, magari contenente canzoni di personaggi quasi dimenticati accanto a pezzi famosissimi.
Sempre in tema di dischi da ascoltare, consiglio "Standing in the shadows of Motown", dei Funk Brothers , una raccolta live di grandi successi della Motown (disco del 2002, con ospiti d'eccezione, che è anche la colonna sonora di un film-documentario celebrativo dell'attività dei F.B.).

Eccovi un mini juke box targato Motown:
- Martha Reeves & The Vandellas - "Heat wave"
- Mary Wells - "My guy" (proprio quella del film...)
- Marvin Gaye - "I heard it trough the grapevine"
- Stevie Wonder - "Signed, Sealed, delivered"


lunedì 13 ottobre 2008

Napoli, il blues, i ritmi mediterranei, il jazz, la musica latino americana... (Pino Daniele)

E' come la Juve, o lo ami o lo odi, non ci sono vie di mezzo! Conosco poche persone che hanno sentimenti moderati verso Pino Daniele. Alcuni amano la sua musica, ne sono appassionati, altri solo a sentirne la voce vomitano... odiano qualunque cosa provenga da lui.

Comincio col dire che di Pino Daniele io sono un grande appassionato, soprattutto della prima produzione. Lui è stato uno dei pochi musicisti italiani ad aver reso concreto il concetto di "fusion", visto come contaminazione di generi musicali.
I primi dischi di questo grande artista (la sua carriera solista è iniziata nel 1977, dopo aver suonato in un sacco di altre situazioni) sono la parte assolutamente imperdibile della sua discografia: "Terra Mia", "Pino Daniele", "Nero a metà", "Vai mò" e "Bella 'mbriana" (a cui non si può non aggiungere il live "Sciò"), contengono tutti quei brani divenuti veri e propri classici: "Napule è", "Je so pazz'", "A me me piace 'o blues"... grande musica suonata da musicisti di prim'ordine (nel disco Bella 'Mbriana del 1982, oltre ai soliti Tullio De Piscopo alla batteria, Rino Zurzolo al basso e Tony Esposito alle percussioni, è presente un certo Wayne Shorter, sax di alcuni dischi di John Coltrane e Miles Davis...).

Una decina di anni fa regalai ad una ragazza americana (una persona per me importante) una copia di "Bella 'mbriana", lei mi chiese perché glielo avessi regalato, dato che non capiva l'italiano, le risposi che la maggior parte degli italiani ci capiva pochissimo in quel disco... e le dissi di ascoltarlo e basta! L'importante è sentire quello che la musica ti trasmette, proprio questo è il punto con Pino Daniele. Il mio consiglio è di prendere la sua voce come uno strumento, come quando si ascolta uno scat in ambito Jazzistico. Aggiungo che, anche se poco comprensibili per i non partenopei, alcuni testi di questo artista sono tutt'altro che trascurabili.

Eccovi "Viento 'e terra", un pezzo dell'epoca d'oro, con un Pino vestito da Masaniello circondato dalla band storica.

domenica 5 ottobre 2008

Chiaro, breve e conciso: il riff

Il rock, quello "tosto", è caratterizzato dalla presenza dei riff. Non bisogna essere dei tecnici o dei musicofili incalliti per riconoscerlo un riff, che di solito è una frase musicale caratteristica, riconoscibile, breve (nel rock suonata dalla chitarra!). I Deep Purple, i Rolling Stones, i Led Zeppelin, gli AC/DC, i Black Sabbath (ma anche i Beatles di cose come "Day tripper", "I feel fine" o "Helter skelter") sono esempi di gruppi che hanno portato al successo canzoni molto caratterizzate dai riff.
Quante volte abbiamo una canzone pop/rock in testa e non ne ricordiamo il titolo? Cosa facciamo in questi frangenti? chiediamo a qualcuno se ricorda quel pezzo che fa... (e lo canticchiamo). Cosa canticchiamo? se è un pezzo rock tendiamo ad imitare il riff, proprio perché è la parte più caratteristica e riconoscibile, se invece intoniamo una musica, un ritornello, una melodia vuol dire che è una canzone "non rock".

Il riff è spesso più ricordato del titolo e dell'interprete di alcuni brani ("Smoke on the water" dei Deep Purple è tra le canzoni più conosciute al mondo, essenzialmente per il suo riff).
Un riff è una cosa ruvida, selvaggia, un "aforisma" musicale che difficilmente si dimentica, una zampata sonora, un'orma ritmica che rimane impressa nella mente di chi la ascolta. Se il rock è istinto, libertà, voglia di esprimersi fuori dalle righe, beh il riff è il tatuaggio che molti brani rock ti sbattono in faccia senza tanti complimenti.

Siccome l'ascolto, in questi casi, conta più di 100 pagine scritte, eccovi una piccola storia del riff suonata da Steve Morse (attuale chitarrista dei Deep Purple, uno dei più grandi su questo pianeta con la sei corde), che in questo live si diverte a suonare alcuni riff di brani che sono autentici classici (dei Kinks, Jimi Hendrix, Led Zeppelin, etc.). Ovviamente il tutto è un'introduzione per la canzone con il riff più riff di tutti... buona visione!

 
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