lunedì 29 settembre 2008

Oggi, 29 settembre... Lucio Battisti (dal 1969 al 1980)

Poco tempo fa, facendo una pausa caffè/musicale col mio amico Maurizio (cantautore schietto e sincero, lo trovate qui), si parlava di come gli artisti si evolvono, cambiano, hanno il coraggio (gli artisti veri) di non copiare se stessi ma di andare avanti. A un certo punto ci è "ritornato in mente" un certo Lucio Battisti...

Lucio Battisti, uno che il suo personalissimo percorso musicale l'ha fatto integrando un sacco di cose. Nella sua musica ci ho sempre trovato tutto: dalla canzone d'autore alla fusion, dal pop rock più raffinato al folk "di campagna", dalla psichedelia, al funk, al rock, alla dance, alla musica latina (forse ho le allucinazioni musicali come i casi clinici del libro "Musicofilia" di O. Sacks?!).
Lui era uno che la musica ce l'aveva dentro, e ha avuto la forza di farla uscir fuori in mille modi e momenti diversi, disco dopo disco, suonando una chitarra acustica o incidendo dischi in America piuttosto che in Inghilterra.
E' del Battisti fino al 1980 che ritengo sia importante parlare, di un artista che dal suo esordio "Lucio Battisti" (1969), percorre le tante storie scritte dal grande Giulio Rapetti (meglio conosciuto come Mogol), con la sua voce e il suo genio musicale, fino ad arrivare a "Una giornata uggiosa" (1980).

A chi non conosce Battisti (non ho idea di chi possa essere), consiglierei proprio l'ascolto di questi due dischi, il punto d'inizio (dove c'è il brano che mi ha fatto pubblicare oggi questo post...) e quello di arrivo di questo percorso.
Quali sono gli ingredienti della sua musica? Una voce unica (nel bene e nel male), armonie coraggiose, la parte musicale sempre innovativa e testi semplici ma profondi, sicuramente diversi da quelli dei successi attuali, che toccano i nostri cuori con perle come "tu che sei il mio grande amore ed il mio amore grande" ("il bambino non si impegna" si direbbe ai genitori di un alunno svogliato...).

Un disco di Battisti che mi sento di consigliare a tutti è proprio quello di chiusura del sodalizio Battisti-Mogol, il già citato "Una giornata uggiosa", che secondo me a livello musicale è uno dei punti più alti della produzione di questo grande artista.
Un disco musicalmente "anglosassone" (si sentono gli echi dei viaggi di Lucio negli Usa e UK ), inciso in Inghilterra, prodotto da un inglese (come il disco precedente "Una donna per amico"), con la partecipazione di grandissimi musicisti britannici, tra i quali Phil Palmer alle chitarre (musicista che vanta collaborazioni con personaggi del calibro di Dire Straits, Eric Clapton e molti altri).

Questa è "Gelosa cara", ovviamente da "Una giornata uggiosa", un pezzo in pieno stile Battisti con un arrangiamento che io trovo essenziale quanto innovativo. Buon 29 settembre a tutti.

mercoledì 24 settembre 2008

A proposito di donne nel Rock... (Heart)

Gli Heart sono un gran bel gruppo, capitanato dalle mitiche sorelle Ann e Nancy Wilson, due americane trapiantate in Canada che hanno impresso il loro marchio sulla musica di questa band appena sono entrate a farne parte.
E' vero che nel vasto panorama di "giganti" del Rock degli anni '70, gli Heart sono come una squadra di serie D (esiste la serie D?) che gioca contro Milan, Juve, Inter, Roma, etc., ma dagli anni '80 in poi (con la caduta verticale della qualità delle produzioni musicali) son diventati, e meritatamente, un gruppo di serie A!
A occhio sembrano un po' una versione Rock degli Abba, con queste due belle ragazze in mostra sulle foto e sulle copertine dei dischi (per giunta una mora e una bionda, tipo le veline!), ma al di là della bella presenza delle Wilson sisters, sto gruppo ne ha fatte veramente delle belle musicalmente. Hanno lanciato brani di atmosfera, bellissime melodie e pezzi rock anche tosti, cantati (soprattutto da Ann) con la forza e dolcezza che solo il rock quello sincero riesce a trasmettere.
"Crazy on you", "Seasons", "Alone", "Magic man", "Straight on", "Barracuda", "These dreams" e anche la famosa "All I wanna do is make love to you" sono pezzi veramente da ascoltare. E poi c'è da dire che 'ste due signore ormai cinquantenni tengono il palco veramente come pochi! Ann con la sua voce, che a me ha sempre trasferito inquietudine, tensione e passionalità, e Nancy che vocalmente è più dolce e melodica ,ma che suona la chitarra come Jimmy Page!

"The road home" (1995) è il disco che consiglio a tutti, un live recente, tutto acustico (una rassegna dei loro brani più belli) prodotto nientepopodimeno che da John Paul Jones (si proprio lui, il bassista dei Led Zeppelin) che ci suona anche nel disco...
A proposito... ecco le sorelle Wilson dal vivo in questa "Alone", una performance acustica fatta "soltanto" dalle loro voci e dalla chitarra di Nancy...

martedì 16 settembre 2008

Addio Richard...

Richard Wright (28 lug 1943) si è spento poche ore fa. Un tastierista che insieme ad una manciata di altri musicisti: Syd Barrett (anche lui scomparso, qualche anno fa), Roger Waters, Nick Mason e David Gilmour, ha creato qualcosa di unico ed irripetibile nella storia della musica.
E' superfluo scrivere il nome di questo gruppo, o citarne i cambi di formazione, la musica da loro creata non ha bisogno di esser messa nero su bianco, è arte fuori dal tempo, fuori dalle convenzioni e fuori (come tutta la grande musica) dai "generi" musicali.

In onore di Rick (e mi sento di aggiungerci anche il mai dimenticato Syd, chissà se da qualche parte si sono ritrovati...) voglio citare alcune opere che si intitolano "The piper at the gates of dawn", "Ummagumma", "Atom earth mother"... e poi "Meddle", "The dark side of the moon", "Wish you were here", "Animals", "The wall"... credo ci sia poco altro da dire. Nessuno di questi dischi è uguale o suona simile ad un altro, precedente o successivo, eppure il modo di fare musica di questa band è inconfondibile.
E' rock? si, forse, è progressive? boh.. E' musica psichedelica? Chiamatela come volete, questa musica, quest'arte ha solo un genere, una definizione, un nome... Pink Floyd.

Ecco "Comfortably numb", un brano del film "The Wall", grazie Richard di aver contribuito a tutto questo.

martedì 9 settembre 2008

Anni '80, il metal con la messa in piega! (make up, machismo, donne e ballate)

Ragazzi che periodo gli anni '80, un decennio a dir poco bizzarro per la musica, in cui bastava seguire qualche accorgimento, di immagine (trucchi e capelli cotonati) e musicale (le tastiere con quei suoni abbastanza standard, le batterie elettroniche, etc.) per diventare star! Anche per il metal, una certa parte del metal, è stato così; la ricetta era semplice:

1) angeli con la faccia sporca (bei ragazzi, un po' maledetti, spesso truccatissimi...)
2) capelli e vestiti esagerati
3) machismo e video pieni di belle ragazze.. (tanto che anche i ZZ Top, gruppone mitico degli anni '70, negli anni '80 ha cominciato a sparar canzoni che erano solo colonne sonore di video con bellissime signorine...)
4) ballate strappacuore (quelle che tutti i chitarristi in erba cercavano di imparare per colpire la preda di turno, io ne so qualcosa!)

Anche prima degli "eighties" il Rock aveva avuto personaggi dagli atteggiamenti eccessivi, ma è negli anni '80 che una serie di gruppi cresciuti sulle orme (musicali e di immagine) dei Van Halen, ha iniziato ad applicare la "ricetta" riportata qui sopra in maniera sistematica.
Non voglio dire che i contenuti musicali non ci fossero, in parecchi casi stiamo parlando di gente che suonava anche bene e che ha lasciato brani bellissimi ai posteri. Un po' di nomi per rinfrescare la memoria? I Motley Crue (capofila della scena di Los Angeles, quelli del marito di Pamela Anderson, che infuriavano con "Girls, girls, girls"), i Poison (quelli di "Every rose has its thorn", gli Skid Row (della splendida "I remember you", quanti ricordi...), i Cinderella ("Long cold winter" un bel brano che ha un'intro che assomiglia a quello di "Shine on you crazy diamond" dei Pink Floyd) e molti altri ... insomma quasi sempre bei ragazzi, con eserciti di fan assatanate che impazzivano per loro (stile Duran Duran...), gente che picchiava duro, e che al momento giusto sapeva tirar fuori le ballate del genere "duri dal cuore tenero".

La ballata, o "rock ballad", ha anch'essa i suoi ingredienti, per prepararne una a regola d'arte, mescolare in dosi adeguate quanto segue:
- il tema (amore tormentato, delusioni d'amore, sofferenze d'amore...)
- la chitarra acustica (o comunque l'arpeggio o la chitarra ritmica più soft)
- l'assolo elettrico (perché il brivido metal ci deve essere...)

Provare per credere, questa è "I remember you", degli Skid Row (il cantante, con un nome che è tutto un programma... Sebastian Bach e il chitarrista Dave "The Snake" Sabo alla fine non demeritavano...), buona visione.

venerdì 5 settembre 2008

Mimì, Freddie & Co. ... gli interpreti con la "I" maiuscola

Son passati già tanti anni dalla morte di Mimì Bertè, meglio conosciuta come Mia Martini. Stamattina, mentre ancora assonnato viaggiavo in auto verso l'ufficio, su RadioRock ho ascoltato una versione live di "Almeno tu nell'universo" un bella canzone di Bruno Lauzi che cantata da Mimì, e solo per quello, è divenuta un capolavoro.
Quante cose trasmette quella voce, soprattutto in una registrazione in presa diretta, quanta sofferenza, rabbia, intensità si sentono in questo brano dal vivo. Per una volta non vado contro corrente, e mi allineo all'accostamento fatto da tutti con la grande Janis Joplin , sia per la voce, sia per il tipo di interpretazione piena di emozioni (per chi canta e per chi ascolta...).

Cos'altro dire sulla grande Mimì? Lei fa parte degli interpreti con la "I" maiuscola, le canzoni cantate da lei diventano successi e dopo di lei chi prova a ricantarle (...). Con tutto il rispetto per un'altra artista, avete mai ascoltato "Almeno tu nell'universo" cantata da Elisa? Qualcuno se la ricorda? Secondo me no e così "Piccolo uomo" o "Minuetto"... non credo siano canzoni facili da interpretare per nessuno.
Per fare un altro esempio, I Queen (che sono "morti" con Freddie Mercury perché la sua capacità di performer è inarrivabile), che adesso girano il mondo in tournee con Paul Rodgers (una vecchia gloria del Rock, il cantante dei Free di "All right now"), un cantante con un timbro di voce neanche lontano parente di quello del grande Freddie (secondo me è per questo che han scelto lui, per evitare confronti). Il risultato, secondo il mio parere, è che le canzoni dei Queen, nei concerti di questo periodo, sono bella musica e basta.

La classe non è acqua, ci sono interpreti che per talento, voce, personalità, fanno si che alcune canzoni, che sarebbero solo belle, diventino capolavori.
Mai sentita "Oggi sono io" di Britti cantata da una certa Mina Anna Mazzini?... è un'altra canzone, chissà se Alex la canta ancora dopo questa interpretazione...

martedì 2 settembre 2008

Dai Black Sabbath agli Osbournes... passando per un chitarrista formidabile (Randy Rhoads, uno da non dimenticare)

Randy Rhoads è un nome che probabilmente dice poco o nulla alla maggior parte delle persone. Sono sicuro però che ci sono un po' di appassionati di Rock, soprattutto di "metal" che questo nome lo ricordano, o comunque ne hanno sentito parlare.

Ozzy Osbourne, beh, lui lo conoscono tutti, anche quelli che ascoltano Tiziano Ferro, per il suo glorioso passato nei Black Sabbath o ahimè... per il suo presente nel reality "The Osbournes" di MTV.
Nel mezzo del cammin che va dai Sabbath agli Osbournes, nei primi anni '80 (epoca in cui i grandi brutti e cattivi del rock erano al tramonto e i belli e buoni alla Duran Duran iniziavano a furoreggiare), Ozzy inizia la sua carriera solista (dopo la separazione dai Sabbath) con un gruppo di musicisti tra i quali spicca alla chitarra un ragazzo poco più che ventenne: Randy Rhoads. Ozzy ha sempre avuto fiuto per i musicisti bravi, e strappò questo ragazzino ai Quiet Riot (Randy figura nei primi due dischi della band) facendone maturare tutto il talento.

Randy Rhoads nella sua purtroppo breve carriera (morì nel 1982, a 26 anni in circostanze a dir poco rocambolesche, proprio durante un tour con Ozzy) ha regalato al mondo grandi pagine di musica, scritte nei dischi (due più uno postumo) prodotti con Ozzy: "Blizzard of Ozz", "Diary of a Madman" e "Tribute" (del 1987, un live dove si sente il grandissimo sound di Randy dal vivo).

Randy Rhoads secondo me suonava già come tutti i velocisti ultramoderni (primo fra tutti il "capostipite" Eddie Van Halen, con il quale viene sempre messo a confronto) ma conservava il feeling e la passione dei chitarristi dei '70, insomma un binomio tecnica-ispirazione genuina, difficile da trovare.

Cercate di non fare caso alle pose da macho e alla messa in piega del bassista e guardate questo filmato, uno dei pochi con RR. Si tratta di una specie di soundcheck, nel quale il feeling e il modo di suonare di Randy escono fuori alla grande (mentre Ozzy non je la poteva fa... secondo me era un po' bevuto).

 
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