mercoledì 20 aprile 2011

Cover, è proprio la stessa canzone?

Le due cornici qui a sinistra hanno un quadrato della stessa tonalità di grigio all'interno: il contesto in cui mettiamo la stessa cosa spesso la fa apparire molto diversa.
Una cover è una canzone riproposta da un altro artista, fin qui siamo tutti d'accordo. Credo che dire solo questo però, è abbastanza riduttivo: ci sono diversi modi di reinterpretare una canzone, da quello più fedele all'originale a quello dove la canzone, seppur riconoscibile, viene cambiata radicalmente se non addirittura stravolta. Come nelle due cornici a lato, le stesse note e le stesse parole, all'interno di un arrangiamento o una interpretazione differenti, possono risultare molto lontane dall'originale.

Una cover, dal mio punto di vista, ha un valore se chi la interpreta ci mette qualcosa di suo; troppe volte si ripropone un successo (senza cambiare una virgola...) per lanciare un disco di canzoni scarse facendo leva su qualcosa di conosciuto. A volte la cover diventa più famosa dell'originale ("All along the watchtower" di Bob Dylan è più conosciuta per la reinterpretazione di Jimi Hendrix), a volte è semplicemente una riproposizione che dona una nuova giovinezza all'originale (mi vengono in mente "You really got me" dei Kinks, riproposta con sound più moderni dai Van Halen o la "Tainted love" dei Marc Almond riproposta e rivoluzionata da Marilyn Manson). Qualche anno or sono c'è stata la moda dei dischi interamente composti da cover, alcuni molto belli come "Garage Inc." dei Metallica, "Cover to cover" del compianto Jeff Healey, "Inspiration" di Yngwie Malmsteen o addirittura la creazione di "supergruppi" per l'interpretazione di cover (gli Spin one two di Paul Carrack e Michael Rutheford, ad esempio, che hanno reinterpretato brani come "Can't find my way home" dei Blind Faith).

Ci sono musiche che viaggeranno e prenderanno forme diverse all'interno dei dischi, perché sono grandi brani, oppure interpretazioni di brani neanche eccezionali che diventano successi grazie all'interprete... la cover è quello da cui tutti i musicisti sono partiti, per forza! e molto spesso è anche il punto dove quelli "arrivati" esibiscono la loro bravura.
Una cover tosta e innovativa rispetto all'originale è questa "Personal Jesus" dei Depeche Mode, nella ruvida interpretazione del compianto Johnny Cash. Buona visione!

martedì 8 marzo 2011

Le ragazze dello swing, tre donne da non dimenticare

Oggi è la festa della donna ed ho pensato ad un post tutto al femminile.
Il 27 e 28 settembre dello scorso anno ho visto ed apprezzato tantissimo una fiction di Rai Uno: "Le ragazze dello swing", basata sulla storia del Trio Lescano. A mio avviso è con fiction come questa che la TV pubblica svolge il suo ruolo educativo/informativo, su vicende e personaggi importanti per la storia di un paese, che rischiano di cadere nell'oblio.

Prima di vedere questo film per la tv, conoscevo a malapena la storia di queste tre sorelle olandesi (Leschan era il loro vero cognome, italianizzato in Lescano, secondo le regole del regime fascista che bandiva le parole straniere) che hanno rappresentato la colonna sonora di un'epoca, quella che va dalla seconda metà degli anni '30 del secolo scorso, fino agli anni 40.
La loro vicenda seppur di un'epoca abbastanza recente ha molti aspetti oscuri, misteriosi e legati alla leggenda piuttosto che alla realtà, probabilmente perché il Trio è stato forse molto associato al ventennio (nonostante loro non si fossero mai schierate e nonostante la madre, Eva De Leeuwe era religione ebraica e aveva avuto la famiglia sterminata nei campi di concentramento). Questo accostamento al regime, ha probabilmente causato l'allontanamento dalla loro musica da parte di un paese che faceva del tutto per lasciarsi alle spalle i drammi di una dittatura.

La fiction, ha raccontato il loro arrivo in Italia come ballerine, la loro ascesa inarrestabile, anche perché molto ammirate dal regime, il loro declino, la rinascita con una sostituta italiana: Maria Bria, ancora vivente (una delle tre sorelle, Kitty, aveva lasciato il gruppo) con cui il trio è andato avanti fino al 1952, anno del definitivo scioglimento.
Certo è che la musica cantata dalle tre sorelle, composta e suonata dai grandi nomi dell'epoca (l'orchestra del Maestro Cinico Angelini, Gornj Kramer, etc.) era qualcosa di speciale. Forse per l'accento straniero, sicuramente per i virtuosismi, le armonie vocali e per lo swing trascinante (in un momento storico dove la musica jazz non era certo ben vista nel nostro paese) che la musica del Trio è da ascoltare ancora oggi, e ha tutt'ora tanti estimatori.

Nella fiction, le tre attrici che hanno interpretato Sandra, Giuditta e Caterina Lescano (anche i nomi dovettero essere italianizzati..) sono doppiate dalle Blue Dolls, un trio che ha nel suo repertorio moltissima musica dell'epoca e che ha fatto un grande lavoro di arrangiamento e di "olandesizzazione" del cantato. In sintesi consiglio a tutti questo film per la tv, diretto da Maurizio Zaccaro, che racconta in due puntate tutta la storia del trio, da non perdere alla prossima replica, per info: www.leragazzedelloswing.rai.it.
Quella che segue è una sequenza deliziosa, che accompagna la altrettanto gradevole "La gelosia non è più di moda" un brano che sintetizza il virtuosismo vocale, lo swing e allo stesso tempo la modernità nell'approccio ai temi sentimentali (davvero sorprendente per l'epoca) di cui erano portatrici le tre sorelle olandesi.


domenica 13 febbraio 2011

Riposa in pace Gary

Domenica scorsa, mentre era in vacanza in Spagna, ci ha lasciato Gary Moore, chitarrista e cantante irlandese di Belfast, emigrato a Dublino da giovane per seguire la sua passione: la musica.
Sin dall'inizio della sua carriera (l'esperienza degli Skid Row, insieme all'altrettanto compianto Philip Lynott, col quale si sarebbe ritrovato anni dopo nei leggendari Thin Lizzy) ha fatto del rock la sua bandiera, un rock che è spesso stato sulla linea di confine con altri generi musicali: il Jazz nei Colosseum II, il folk e la musica celtica, in alcuni suoi album solisti e soprattutto il blues, quel blues che ha cantato e suonato con tanta passione, come nei dischi incisi dagli anni '90 in poi ("Still Got The blues", "After Hours" o "Blues For Greeny" dedicato a uno dei suoi mentori, Peter Green).
Ci ha lasciato un'eredità musicale importante, è stato soprattutto un grande della chitarra, di quelli che tutti chiamano "guitar heroes", un musicista dotato di una grande tecnica ma soprattutto di quel feeling che a tanti chitarristi ipertecnici manca e che lo rende riconoscibile in mezzo a tanti.

I blues sono i pensieri e gli stati d'animo tristi... il blues è il genere musicale che ha sublimato la sofferenza e il dolore, perché da questi è nato. Moltissime persone nel mondo in questo periodo stanno vivendo i loro blues a causa dell'inaspettata scomparsa di questo 59enne, che ancora aveva chissà quanto da farci ascoltare.
Questo è lui che dal vivo interpreta "Story of the blues", un pezzo che parla dei blues, che racconta i blues che nella vita si hanno quando finisce un amore.
R.I.P. Gary.

mercoledì 2 febbraio 2011

Sanremo 2011

Cosa si inventeranno in quest'edizione? Questa è la domanda che mi pongo ogni anno quando si avvicina il periodo Sanremese.
Sanremo nasce come il festival della canzone, quella canzone che è sempre più in secondo piano rispetto alle vicende dei vari "personaggi" mediatici che appaiono sul palco del Teatro Ariston. Nilla Pizzi, ad esempio, lo vinse nel '51 e nel '52 con le celeberrime "Grazie dei fior" e "Vola colomba" ma conquistò nelle stesse due edizioni rispettivamente i primi due e i primi tre posti con altre canzoni da lei interpretate, perché la gara era appunto una gara di canzoni e non di cantanti.
Questa manifestazione, col passare degli anni, è diventata anno dopo anno, sempre di più uno spettacolo di personaggi vari (molto personaggi e poco cantanti), con le canzoni relegate a ruolo di colonna sonora di uno show, una colonna sonora da ascoltare distrattamente.

Che la musica italiana sia in netto declino non è un mistero, e Sanremo rappresenta fedelmente questa tendenza. Ogni anno ormai si fa il "toto scandalo", per capire chi sarà il fenomeno mediatico e con quale caso (legato alla vita personale, agli affari di droga, ai contenuti volutamente provocatori di qualche canzone) si cercherà di mobilitare quell'attenzione che, con i contenuti artistici e musicali, il festival non attira più da anni.
In attesa dello scandalo di quest'anno (sarà Belen? la Canalis col suo fidanzato?), mi riallaccio ad uno di quelli degli ultimi anni: "Luca era Gay" di Giuseppe Povia, che è stato un caso emblematico, una canzone che ancor prima di essere ascoltata ha sollevato più di una contestazione nel periodo precedente al Sanremo del 2008. Ho visto in TV questa "Gianni era etero", interpretata dallo stesso Povia in una trasmissione. E' una parodia di "Luca era Gay" con il protagonista che fa il percorso esattamente opposto... buon Sanremo a tutti!

lunedì 24 gennaio 2011

L'album dei ricordi di Phil Collins (Going Back )

But thinking young and growing older it's no sin...
(Andare avanti negli anni, continuando a pensare da giovani non è un peccato...)

"Going Back" - Dusty Springfield


Arrivato ormai ai 60 anni, di cui gli ultimi 40 di enormi successi (debbo dire che la produzione da solista di questo artista, quella del periodo post Genesis, non mi ha mai convinto), uno come Phil Collins si permette di tornare indietro nel tempo e ricordare la musica che lo faceva vibrare da giovane.
Ovviamente le star come lui possono permettersi di rivivere certi ricordi, interpretandoli e incidendoli in un disco come quello pubblicato a settembre 2010: "Going back".
Prontamente ribattezzato da molti "Going Black", questo lavoro è per l'appunto un grande tributo a veri e propri classici della musica "nera", soul e R&B, anche se non tutti originariamente interpretati da artisti di colore (il brano di chiusura, che ha dato il titolo a questa raccolta, è stato portato al successo dalla biondissima cantante inglese Dusty Springfield).
La maggior parte dei brani di questo CD è comunque tratta dalla produzione della Motown, mitica etichetta di musica "nera" della quale ho già avuto modo di parlare nel blog. A tal propostito è da sottolineare la presenza, tra musicisti che hanno partecipato a questo progetto, di tre componenti dei "Funk Brothers", la spina dorsale musicale di moltissima della produzione dell'epoca d'oro della gloriosa casa discografica.

Nel reinterpretare queste canzoni, il grande Phil ha dichiarato di voler fare un disco vecchio, non uno nuovo. Se si esclude la title track, riarrangiata, le canzoni sono praticamente identiche alle versioni originali, forse anche in questo modo ha voluto rivivere i momenti magici della sua adolescenza, dei quali questa musica è stata la colonna sonora.
A me questo disco vecchio è piaciuto, è una bella carrellata di brani di vari artisti: da "Papa was a rolling stone" dei Temptations, a "Uptight" di Stevie Wonder, a "Love is like a heat wave" di Martha and the vandellas e ancora canzoni di interpreti come Smokey Robinson, The Supremes e Four Tops, nomi più che rappresentativi nel genere soul.

Ecco il video di "Going Back", il brano che ha dato il titolo a questo CD dell'ex batterista dei leggendari Genesis, una canzone che mi ha sempre trasmesso grandi emozioni, anche perché sotto lo pseudonimo di Larry Lurex è stata reinterpretata da un giovane Freddie Mercury un bel po' di anni fa.

sabato 1 gennaio 2011

Buon 2011

Ho scelto dedicare il primo post di quest'anno alla canzone "The Miracle" dei Queen, tratta dall'album omonimo.

Due motivi mi hanno portato a fare questa scelta:
1) il contenuto positivo della canzone, che parla di miracoli e ne parla dicendo che il miracolo è in tutte le cose che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi, nelle grandi meraviglie del mondo, come nei più piccoli aspetti della quotidianità; una canzone che parla anche di speranza e di pace;
2) il video di questa canzone (basta cliccare più in basso per vederlo) nel quale i quattro grandissimi tornano miracolosamente bambini. Forse è quello che dovremmo fare un po' tutti, iniziare questo nuovo anno con la freschezza, la vitalità e l'ottimismo dell'età più spensierata.

Buon anno a tutti, nella speranza di riuscire ad avere ognuno il suo miracolo.

lunedì 13 dicembre 2010

Il Mel Brooks del pop, Weird Al Yankovic

Adoro i film di Mel Brooks, lo trovo geniale soprattutto nelle sue parodie di film famosi. "Frankenstein Junior", "Robin Hood, un uomo in calzamaglia", "Mezzogiorno e mezzo di fuoco", etc. tutti film veramente divertenti, perché rileggono in chiave comica l'originale. La parodia (ovviamente se ben fatta) funziona, ed ha il suo effetto dirompente soprattutto se chi la vede conosce molto bene l'originale.
Mel Brooks in questo genere è sempre stato un grande, proprio perché ha unito le sue capacità di creare situazioni grottesche alla scelta dei soggetti, molto conosciuti (i vari "Frankenstein", "Robin Hood, il principe dei ladri", "Mezzogiorno di fuoco", etc.).

Avevo poco più di dieci anni quando (nel momento boom della moda dei video musicali) scoprii la parodia di "Beat it" di Michael Jackson (un pezzo che sta sul disco dei record "Thriller"), un video veramente forte, intitolato "Eat it" (che vuol dire 'mangialo', l'originale "Beat it" significa 'scappa/ dattela a gambe') la cui musica era identica all'originale, mentre il testo e il video erano assolutamente caricaturali (una canzone che parla di duri, di bulli da strada, trasformata in una che parla di pietanze di tutti i tipi...). Weird Al Yankovic era il creatore di questa cosa geniale!
Anni dopo il buon Michael Jackson si è beccato un'altra bella parodia, sempre dal medesimo autore, la sua "Bad" è diventata anch'essa gastronomica: "Fat" (di nuovo dai cattivi ai golosi...) e poi ne sono seguite tante altre, da quella di "Like a virgin" di Madonna, divenuta "Like a surgeon" ad "American idiot" dei Green day, trasformata in "Canadian Idiot". Sono tutte belle, tutte da vedere e sentire!

La più bella parodia di Yankovic però, secondo me, è "Bob", il remake di "Subterranean homesick blues" di Bob Dylan (con il video famoso in cui l'artista mostra i cartelli scritti). Questa parodia è composta tutta di frasi palindrome (cioè che possono essere lette partendo dall'inizio alla fine e viceversa, rimanendo identiche), leggibilissime grazie ai cartelli.

 
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