domenica 13 febbraio 2011

Riposa in pace Gary

Domenica scorsa, mentre era in vacanza in Spagna, ci ha lasciato Gary Moore, chitarrista e cantante irlandese di Belfast, emigrato a Dublino da giovane per seguire la sua passione: la musica.
Sin dall'inizio della sua carriera (l'esperienza degli Skid Row, insieme all'altrettanto compianto Philip Lynott, col quale si sarebbe ritrovato anni dopo nei leggendari Thin Lizzy) ha fatto del rock la sua bandiera, un rock che è spesso stato sulla linea di confine con altri generi musicali: il Jazz nei Colosseum II, il folk e la musica celtica, in alcuni suoi album solisti e soprattutto il blues, quel blues che ha cantato e suonato con tanta passione, come nei dischi incisi dagli anni '90 in poi ("Still Got The blues", "After Hours" o "Blues For Greeny" dedicato a uno dei suoi mentori, Peter Green).
Ci ha lasciato un'eredità musicale importante, è stato soprattutto un grande della chitarra, di quelli che tutti chiamano "guitar heroes", un musicista dotato di una grande tecnica ma soprattutto di quel feeling che a tanti chitarristi ipertecnici manca e che lo rende riconoscibile in mezzo a tanti.

I blues sono i pensieri e gli stati d'animo tristi... il blues è il genere musicale che ha sublimato la sofferenza e il dolore, perché da questi è nato. Moltissime persone nel mondo in questo periodo stanno vivendo i loro blues a causa dell'inaspettata scomparsa di questo 59enne, che ancora aveva chissà quanto da farci ascoltare.
Questo è lui che dal vivo interpreta "Story of the blues", un pezzo che parla dei blues, che racconta i blues che nella vita si hanno quando finisce un amore.
R.I.P. Gary.

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