Rita Hayworth, la bellissima attrice degli anni '40 diventata un mito nel film "Gilda", Sean Connery il memorabile primo James Bond e Christopher Reeve, il più celebre superman cinematografico, sono tre esempi di artisti imprigionati nei personaggi che li hanno portati al grande successo.
Dopo il film omonimo la Hayworth è diventata Gilda per tutto il mondo e non è mai riuscita a liberarsi del tutto di questo ruolo, Connery ha fatto moltissime altre cose ma rimane per tutti James Bond e il povero Reeve ha fatto forse qualche altro film ma sarà sempre ricordato per essere stato Superman.
I grandi successi a volte rischiano di intrappolare gli artisti e di limitarne le evoluzioni successive.
David Bowie è diventato la leggenda vivente che è oggi, perché ha avuto la forza di sopprimere il suo più grande successo, il personaggio di Ziggy Stardust, protagonista del concept album "The raise and the fall of Ziggy Stardust and the spiders from Mars" (1972).
Ziggy Stardust, l'alter ego di Bowie nel disco e negli innumerevoli show dei primi anni '70, è una giovane rockstar di successo e fragile, un personaggio esplosivo e problematico allo stesso tempo (un po' come il suo creatore).
La saga di Ziggy e della sua band è raccontata in questo splendido album pseudo-fantascentifico (un po' sulla scia del grande successo di Space Oddity, di qualche anno prima), che è una carrellata di grandi successi, costruiti in diverse salse musicali: le ballate come "Starman", il rock n' roll di "Ziggy Stardust" o "Suffragette City" e l'atmosfera glam di pezzi come "Moonage Daydream".
Un successo assoluto, decine di show sold out... fino all'ultimo, del 1973, in cui Bowie annuncia la definitiva morte di Ziggy per andare coraggiosamente avanti.
Ziggy è morto, nel 1973, ma questo disco rimane nella storia. Un album assolutamente da ascoltare, il frutto dell'estro di un grande artista.
L'edizione rimasterizzata in CD contiene alcune bonus tracks, incisioni non inserite nel disco tra le quali spiccano altri brani grandiosi come "Velvet Goldmine" (da cui l'omonimo film) e "John I'm Only Dancing".
Ecco un filmato live, dove si vede Bowie alias Ziggy nella splendida "Starman". Guardate questa specie di rockettaro, un po' punk, un po' hippie, un po' extraterrestre, che crea atmosfere magiche con la sua musica.
mercoledì 28 luglio 2010
Liberarsi di un grande successo (David Bowie)
giovedì 10 giugno 2010
Oltre ogni etichetta... (Supertramp)
Eccoci a un altro gruppo fuori dagli schemi! Chi riesce a piazzare i Supertramp in un genere musicale? I gruppi (o interpreti) eccezionali, i fuoriclasse, hanno qualcosa in comune: di solito si fa fatica a catalogarli (come già detto per i Pink Floyd) in un genere musicale.
Siccome però c'è la necessità (per i giornalisti, per i critici, etc.) di appiccicargliele le etichette dei generi, di solito gliene vengono affibiate 3 o 4...
Non troverete alcuna recensione riguardante I Supertramp che non parli di Pop / Rock, con forti influenze jazz, blues, etc. ... come se si potesse catturare l'arte in questi perimetri.
I Supertramp, sono Supertramp e basta! Un gruppo che nasce negli anni '70 (tanto per cambiare) e sforna alcuni album bellissimi tutti con un indelebile impronta stilistica che è frutto, principalmente, del lavoro di due grandi musicisti che rispondono ai nomi di Rick Davies (cantante, pianista, tastierista e armonicista) e Roger Hodgson (anche lui voce, chitarre e tastiere).
"Breakfast in America", "Dreamer", "Give a little bit"... successi (anche commercialmente) planetari, brani musicalmente immensi come "School", "Crime of the century", "Cannonball" (vibranti, pieni di tensione... che musica ragazzi...) e poi le canzoni più intime come "Downstream".
Nel 2002 ho avuto la fortuna di vederli dal vivo (anche se orfani di Roger Hodgson), e devo dire che è uno dei concerti che ricorderò di più nella mia vita (anche perché ero in compagnia del mio carissimo amico Gianluca, l'uomo dalle mille voci).
Sono fissato per i dischi dal vivo, e dei Supertramp (quelli ancora con Rick e Roger nella lineup) non si può non ascoltare "Paris" (1980), album che si apre con una splendida versione di "School".
Mi fermo qui, anche se ci sarebbe da scrivere la Treccani su un gruppo come loro, ma voglio essere sintetico su questo blog!
Questa è "Rudy" live, con il bellissimo filmato raffigurante il "train to nowhere" di cui si parla nella canzone.
Siccome però c'è la necessità (per i giornalisti, per i critici, etc.) di appiccicargliele le etichette dei generi, di solito gliene vengono affibiate 3 o 4...
Non troverete alcuna recensione riguardante I Supertramp che non parli di Pop / Rock, con forti influenze jazz, blues, etc. ... come se si potesse catturare l'arte in questi perimetri.
I Supertramp, sono Supertramp e basta! Un gruppo che nasce negli anni '70 (tanto per cambiare) e sforna alcuni album bellissimi tutti con un indelebile impronta stilistica che è frutto, principalmente, del lavoro di due grandi musicisti che rispondono ai nomi di Rick Davies (cantante, pianista, tastierista e armonicista) e Roger Hodgson (anche lui voce, chitarre e tastiere).
"Breakfast in America", "Dreamer", "Give a little bit"... successi (anche commercialmente) planetari, brani musicalmente immensi come "School", "Crime of the century", "Cannonball" (vibranti, pieni di tensione... che musica ragazzi...) e poi le canzoni più intime come "Downstream".
Nel 2002 ho avuto la fortuna di vederli dal vivo (anche se orfani di Roger Hodgson), e devo dire che è uno dei concerti che ricorderò di più nella mia vita (anche perché ero in compagnia del mio carissimo amico Gianluca, l'uomo dalle mille voci).
Sono fissato per i dischi dal vivo, e dei Supertramp (quelli ancora con Rick e Roger nella lineup) non si può non ascoltare "Paris" (1980), album che si apre con una splendida versione di "School".
Mi fermo qui, anche se ci sarebbe da scrivere la Treccani su un gruppo come loro, ma voglio essere sintetico su questo blog!
Questa è "Rudy" live, con il bellissimo filmato raffigurante il "train to nowhere" di cui si parla nella canzone.
giovedì 13 maggio 2010
Buon compleanno grande Stevie!
Ho già parlato di lui, e chissà quanto ancora ne parlerò. Oggi mi limito a dire che il 13 maggio del 1950 è nato uno dei più grandi musicisti del panorama mondiale: Stevie Wonder.
Buon sessantesimo compleanno e grazie per tutte le emozioni che ci hai sempre regalato. Non potevo non inserire questo suo brano del 1980: "Happy Birthday" (da "Hotter than July").
Buon sessantesimo compleanno e grazie per tutte le emozioni che ci hai sempre regalato. Non potevo non inserire questo suo brano del 1980: "Happy Birthday" (da "Hotter than July").
lunedì 10 maggio 2010
Auguri Mr. Hewson, i 50 anni di Bono Vox

Il 10 maggio del 1960, a Dublino, nasceva un certo Paul David Hewson, un musicista che avrebbe fortemente condizionato il panorama della musica pop e rock degli anni a venire. Oggi, 10 maggio 2010, si celebra quindi un evento importante: il cinquantesimo compleanno di uno dei personaggi più significativi ed influenti dell'ultimo scorcio del 20° secolo, e non solo per il valore della produzione musicale realizzata fino ad oggi con i suoi U2.
Tanti auguri Mr. Hewson, buon compleanno Bono Vox.
lunedì 26 aprile 2010
Ritorna l'esilio dei Rolling Stones
Tra i dischi dei Rolling Stones "Exile on main street" (1972) è famoso per essere stato registrato durante l'auto-imposto "esilio" del gruppo (per sfuggire al fisco britannico si erano trasferiti, per un periodo, nella villa affittata in Francia dal chitarrista Keith Richards). In realtà questo doppio album contiene anche brani registrati in contesti diversi, ma ovviamente la parte del leone la fanno le session svolte nel corso dell'esilio francese.
Il disco è composto da 18 tracce di sano Rock, fortemente contaminate di blues, R&B e gospel. Un LP che è un ritorno alle origini, a quella musica nera alla quale gli Stones hanno sempre dimostrato di essere molto legati (tra i brani c'è anche "Stop breaking down" di Robert Johnson, uno dei padri del blues). Altro aspetto particolare da evidenziare in questo lavoro, è la presenza di numerosi musicisti, sia britannici che americani; questo si sente molto negli arrangiamenti, nei quali spesso gli strumenti della band sono affiancati da sezioni fiati, organi e cori.
"Exile" è sicuramente uno dei capolavori dei Rolling Stones: un disco trascinante, ruvido e trasgressivo (provate a leggere qualcuno dei testi tipo "Rip this joint"), anche se non contiene successi che spiccano come "Satisfaction" o "Brown Sugar".
E' superfluo dire che questo album è già nella storia e oggi (a metà maggio) ritorna, non solo rimasterizzato ma con l'aggiunta di una decina di inediti ripescati tra le registrazioni in possesso di Mick Jagger & Co.
Questa è "Plundered my soul" uno dei dieci inediti, che già infuria in tutte le radio e sul web... e se il buon giorno si vede dal mattino, qui c'è ancora tanta grande musica da ascoltare!
Il disco è composto da 18 tracce di sano Rock, fortemente contaminate di blues, R&B e gospel. Un LP che è un ritorno alle origini, a quella musica nera alla quale gli Stones hanno sempre dimostrato di essere molto legati (tra i brani c'è anche "Stop breaking down" di Robert Johnson, uno dei padri del blues). Altro aspetto particolare da evidenziare in questo lavoro, è la presenza di numerosi musicisti, sia britannici che americani; questo si sente molto negli arrangiamenti, nei quali spesso gli strumenti della band sono affiancati da sezioni fiati, organi e cori.
"Exile" è sicuramente uno dei capolavori dei Rolling Stones: un disco trascinante, ruvido e trasgressivo (provate a leggere qualcuno dei testi tipo "Rip this joint"), anche se non contiene successi che spiccano come "Satisfaction" o "Brown Sugar".
E' superfluo dire che questo album è già nella storia e oggi (a metà maggio) ritorna, non solo rimasterizzato ma con l'aggiunta di una decina di inediti ripescati tra le registrazioni in possesso di Mick Jagger & Co.
Questa è "Plundered my soul" uno dei dieci inediti, che già infuria in tutte le radio e sul web... e se il buon giorno si vede dal mattino, qui c'è ancora tanta grande musica da ascoltare!
lunedì 22 marzo 2010
A volte uno torna a vedere la TV - Dalla e De Gregori
La TV per me è il migliore dei sonniferi, la uso per dormire, da anni, perché trasmettono un sacco di cose inutili, brutte e sensa senso, oppure programmi di servizio come i TG, le previsioni del tempo o ancora trasmissioni di sottofondo che ti fanno compagnia, come i documentari, che guardi con un occhio mentre con l'altro fai altre cose.
Stasera ho acceso la TV e ho visto qualcosa di bello, non ho cambiato canale neanche durante la pubblicità. Su RAI2 hanno trasmesso un bel concerto di Lucio Dalla e Francesco De Gregori, il duo che da un po' ha ricominciato a fare concerti insieme, 30 anni dopo il tour del 1978 che ha poi originato il sensazionale disco "Banana Republic".
Ho visto due artisti che non suonano per fare le star, non ne hanno bisogno, sembrano due seduti in salotto che cantano per gli amici, due che ridono, sbagliano anche qualche nota mentre rileggono, reinterpretano i loro successi e non hanno paura di emozionarsi mentre emozionano il pubblico.
Lucio al piano e Francesco alla chitarra ci hanno fatto riascoltare vecchi e nuovi arrangiamenti di "Rimmel", "Tutta la vita", "Viva l'Italia", "Caruso", etc. che dire? Varrà la pena andarli a vedere in concerto, visto che ci sarà un tour e chissà, questo tour ci farà ricordare che in Italia negli anni '60 e '70 abbiamo avuto una generazione di artisti, una scuola di cantautori che forse non ha eguali in nessun altra parte del globo.
Per una sera dico grazie alla TV, oltre che a quei due...
Stasera ho acceso la TV e ho visto qualcosa di bello, non ho cambiato canale neanche durante la pubblicità. Su RAI2 hanno trasmesso un bel concerto di Lucio Dalla e Francesco De Gregori, il duo che da un po' ha ricominciato a fare concerti insieme, 30 anni dopo il tour del 1978 che ha poi originato il sensazionale disco "Banana Republic".
Ho visto due artisti che non suonano per fare le star, non ne hanno bisogno, sembrano due seduti in salotto che cantano per gli amici, due che ridono, sbagliano anche qualche nota mentre rileggono, reinterpretano i loro successi e non hanno paura di emozionarsi mentre emozionano il pubblico.
Lucio al piano e Francesco alla chitarra ci hanno fatto riascoltare vecchi e nuovi arrangiamenti di "Rimmel", "Tutta la vita", "Viva l'Italia", "Caruso", etc. che dire? Varrà la pena andarli a vedere in concerto, visto che ci sarà un tour e chissà, questo tour ci farà ricordare che in Italia negli anni '60 e '70 abbiamo avuto una generazione di artisti, una scuola di cantautori che forse non ha eguali in nessun altra parte del globo.
Per una sera dico grazie alla TV, oltre che a quei due...
martedì 9 febbraio 2010
Su la maschera! (Kiss)
I Kis
s sono uno di quei fenomeni del Rock in cui l'immagine ha avuto tanta importanza quanto l'aspetto musicale. Le loro maschere, o meglio il loro face painting, e i loro costumi hanno fatto epoca, con un seguito di pubblico grandissimo (una vera e propria Kiss mania esplosa, con tanto di merchandising di ogni genere, a partire dalla seconda metà degli anni 70).
Il demone (Gene Simmons), il figlio delle stelle (Paul Stanley), l'uomo gatto (Peter Criss) e l'uomo dello spazio (Ace Frehley) sono stati la prima versione di un poker di personaggi mascherati (diventati persino un fumetto della Marvel, lo vedete nell'immagine a lato) che ha visto negli anni qualche aggiornamento (la volpe Eric Carr ha sostituito per un periodo l'uomo gatto e il guerriero egizio "Ankh Warrior" Vinnie Vincent, prese il posto dell'uomo dello spazio, anche lui temporaneamente). Da metà anni '80 hanno provato in più di un'occasione a "gettare la maschera", ma la cosa non è stata produttiva. Negli anni 2000 sono ancora in giro per il mondo (attualmente solo con Gene Simmons e Paul Stanley del quartetto originale) con i loro costumi sempre più esagerati!

I loro concerti sono un po' come le rappresentazioni del Rocky Horror Picture Show, con il senso di appartenenza dei fans (compresi quelli mascherati allo stesso modo) e con i rituali che non possono essere disattesi (tipo il demone che sgorga sangue dalla bocca o che sputa fuoco).
Quello che mi piace sottolineare è che al di là dell'aspetto teatrale, dietro un sacco di fumo, c'è anche tanta sostanza. E' vero, i Kiss sono sempre stati un fenomeno da baraccone, ma ascoltate dischi come "Dressed to kill" (1975), "Destroyer" (1976) o anche il celeberrimo "Dynasty" (1979) dove c'è la super conosciuta "I was made for loving you": sono album da sentire a tutto volume, e se uno si scorda dello show e dei costumi e sente la musica, beh c'è tanto sano rock da ascoltare, canzoni con ritmi forti, riff robusti e persino stupende ballate.
I Kiss sono il circo, l'espressione estrema del glam, il cartone animato; ma sono così autenticamente falsi da essere mille volte meglio di tanti falsamente veri che ci sono oggi nella musica pop.
Un grande classico dei Kiss "Sure know something" tratto da "Alive IV", doppio live con la Melbourne Symphony Orchestra... e sono tutti in stile Kiss, ma proprio tutti!
Iscriviti a:
Post (Atom)