





(da sinistra nella foto: Philip Lynott dei Thin Lizzy, Prince, Lenny Kravitz, Ben Harper, Max Gazzè)
Parlare di Jimi musicalmente non è facile come parlare del suo look, e si rischia di unirsi al coro nel dire che lui è una pietra miliare, come i Beatles, come Elvis, come pochi altri, e che dopo di lui la musica non è stata più la stessa. Tantissimi artisti (Freddie Mercury solo per citarne uno) sono cresciuti musicalmente ascoltando Hendrix, i chitarristi, anche suoi contemporanei (come Pete Townsend, Eric Clapton, Jeff Beck, etc.), non sarebbero stati gli stessi senza la sua musica e dopo la sua morte, decine di personaggi hanno cercato di conquistarsi l'appellativo di suo erede. Frank Marino, ad esempio, un chitarrista veramente forte, dopo un brutto incidente ha cominciato a dire che era la sua reincarnazione (un musicista dotato, ispirato, bravo dal vivo, però la botta in testa l'aveva presa...).
Il modo di suonare la chitarra di Jimi è ancora oggi come le statue dell'Isola di Pasqua, tutti sanno dov'è, tutti lo possono studiare, ma c'è qualcosa di grandioso e di inafferrabile che ancora oggi non si può comprendere e forse non si comprenderà mai. La sua musica suona attuale, fresca e spontanea (quello che la musica di oggi non è più). I suoi live sono disarmanti, perché si sente il ritmo, il feeling, l'istinto che gli fa graffiare le note con l'aggressività di un predatore. E allora se ispirarsi al suo look è facile, lo è molto meno raccoglierne l'eredità musicale. Questa è "Voodoo Chile (Slight Return)" tratta da una trasmissione UK del 1969.