I Fab Four sono ritenuti, nell'ambito musicale, un fenomeno senza tempo, veri e propri fuoriclasse e Gladwell li cita esplicitamente come esempio. Secondo l'autore i quattro di Liverpool avevano sicuramente un loro talento, una magia, un'alchimia particolare, ma questo talento è solo uno degli ingredienti e non sarebbero diventati i Beatles se non fossero vissuti in quel periodo che erano gli anni 60, in Inghilterra (in quella Inghilterra... in pieno fermento di cultura musicale), se non avessero scelto di andare a lavorare ad Amburgo per un lungo periodo di tempo, dove ebbero la possibilità di suonare ogni sera per ore e, grazie a questo duro lavoro, di trovare una perfetta coesione (quella che l'autore chiama la regola dei 10 anni o delle 10.000 ore).
Siamo abituati a valutare il talento come un dono, come qualcosa di particolare, un privilegio di pochi fortunati. In questo libro Gladwell ci racconta, anche provocatoriamente, che il talento non l'unica condizione per il successo, non è l'unica variabile che crea i cosiddetti fuoriclasse. Le condizioni ambientali, il lavoro duro, le opportunità offerte (anche quelle, anche il trovarsi nel posto giusto al momento giusto, anche la fortuna...) e la capacità di perseverare, hanno un importante ruolo nel trasformare in successo le potenzialità insite nell'essere umano.
L'esempio dei Beatles, tra i vari altri esempi riportati sul libro, mi ha colpito in modo particolare e mi ha fatto pensare ai personaggi che hanno avuto successo nella musica negli ultimi 30 anni, un periodo in cui di fuoriclasse veri ce ne sono stati veramente pochi (e forse qualche motivo c'è...).
Un contesto musicale come quello che abbiamo vissuto negli ultimi tre decenni, fatto di immagine più che di qualità musicali (abbiamo visto di tutto, dal boom dei video clip, a personaggi improbabili che spopolano grazie ai reality show), di investimenti delle "major" su ragazzi con la faccia da copertina (opportunità date spesso a chi non aveva alcun talento artistico... pensiamo ai Duran Duran), di elettronica che arriva a sostituire la musica suonata.
E' questo il contesto giusto in cui il talento può maturare, anche lavorando duramente, e dare vita a fenomeni musicali come i Beatles? Non so cosa ne pensi Malcolm Gladwell, ma leggendo gli ultimi tre decenni con le logiche esposte nel suo saggio, a me sembra proprio di no.